La consigliera regionale Katia Tarasconi insieme ad altri colleghi ha depositato una risoluzione che chiede l’adeguata permanenza dei medici specializzandi sui territori, nei quali hanno svolto la loro alta formazione. Nel documento la dem piacentina sottolinea la necessità «di non impoverire l’eccellenza del servizio sanitario emiliano romagnolo e far sì che le risorse che la comunità investe nella formazione rappresentino un beneficio e un servizio per la collettività».
Ad oggi l’Emilia-Romagna si è impegnata a finanziare 52 contratti di formazione specialistica in aggiunta a quelli statali, per un onere complessivo (per il primo anno di corso) di 1.300.000 euro.
«Un impegno economico consistente – spiega Tarasconi –, che per altro impatta sensibilmente i bilanci regionali da qualche anno.
In vista della programmazione regionale 2018/19, chiediamo quindi che la Regione si impegni a valutare, l’inserimento di requisiti ulteriori che garantiscano, così come in altre regioni, una congrua permanenza del medico sul territorio per garantire un ritorno delle risorse economiche investite dalla comunità per la sua alta formazione».
Il bando di ammissione 2017/18 è stato emanato dal Ministero nel maggio scorso, mentre a luglio risale il Decreto ministeriale che riporta gli ulteriori requisiti specifici richiesti dalle Regioni che destinano risorse proprie. Dal corposo elenco di Regioni, a cui appartengono anche tutte quelle confinanti con la nostra, manca l’Emilia-Romagna.
«Per questo chiediamo vengano inseriti criteri aggiuntivi che potrebbero riguardare una residenza minima pregressa in regione o l’impegno a svolgere alcuni anni di servizio nella regione stessa una volta ottenuta la specializzazione – conclude la dem –. Un modo per far sì che le risorse che la comunità investe nella formazione di queste professionalità garantiscano un effettivo beneficio sul territorio, evitando che il neospecializzato non possa ritornare alcun servizio a quella comunità che ne ha sostenuto il percorso universitario».
2 settembre 2018