Stamattina ero molto emozionata quando sono intervenuta in aula (per ora ancora virtuale) per parlare dell’emergenza Covid-19. Vi lascio la traccia dell’intervento e il video dello stesso. La battaglia non è ancora vinta, di questo ne sono convinta.
Voglio ringraziare il presidente Bonaccini e vorrei dirgli che sono orgogliosa di essere in questa Regione, di far parte di questa Assemblea legislativa.
La percezione, che sta diventando fortissima e che si è voluta dare, è che abbiamo vinto la battaglia contro il coronavirus. In realtà, purtroppo, temo che non sia così. Penso che si vinca nel momento in cui ci si arrende oppure si batte il nemico. Il nemico è ancora qui. È inutile che ci raccontiamo bugie. Avremo un probabile ritorno del virus. Io sono una persona molto positiva, ma in questo caso mi sento di dire alcune cose. Nei professionisti del settore c’è una assoluta consapevolezza che ci sarà un ritorno. La differenza è che ora conosciamo di più il virus, siamo in grado di intervenire prima con dei farmaci e siamo in grado di organizzarci sul territorio.
Faccio qualche considerazione sulle necessità urgenti. Le necessità che prima di tutto la sanità ha per affrontare questa problematica e lo snodo per affrontare la malattia è l’intervento di carattere territoriale. Il presidente ha parlato delle USCA. Abbiamo risposto in maniera eccezionale. La risposta di carattere territoriale è stata una risposta inizialmente su base volontaristica. Noi dobbiamo investire lì, dobbiamo ricordarci che i medici di medicina generale hanno 1.500 utenti e sono tanti. La loro capacità di interazione nel tempo va ripensata rispetto a quello che è successo.
In questi giorni la sensazione che si ha è che la gente ha deciso che l’emergenza è finita. Non c’è l’obbligo delle mascherine. Per iniziare la fase 2 sono consapevole del fatto che non si voglia dare un obbligo della mascherina senza dare la possibilità di fornirle a tutti, però soprattutto per gli ultra-sessantacinquenni penso che definire che la mascherina chirurgica deve essere portata sia fondamentale, proprio per evitare il ritorno di cui parlavo prima, della consapevolezza che c’è in questo momento.
Il distanziamento sociale è indispensabile. Dobbiamo riscoprire dei concetti di comportamento responsabile. Faccio solo un esempio sulle seconde case; a Piacenza, come nel resto della regione, ci sono tante persone che hanno la seconda casa e che non vedono l’ora di potersi spostare. Penso che potrebbe essere una cosa buona rendere obbligatoria la segnalazione al sindaco quando una persona si sposta da un comune all’altro per andare nella seconda casa, quantomeno per dare la percezione ai sindaci degli spostamenti che avvengono all’interno dei comuni. Quindi, un concetto di responsabilità sociale vuol dire che io non avrò bisogno di giustificare i miei spostamenti se sarò tracciata, quindi tutto il tema dell’app Immuni credo che sia un tema che vada affrontato al più presto perché se io dovessi fare un tampone domani e dovessi risultare positiva qualcuno dovrà avvisare le persone con cui io sono entrata in contatto per dire loro che sono entrati in contatto con qualcuno che era positivo. Questo ovviamente credo che ci servirà per la fase 2, perché è vero che stiamo iniziando una fase 2 cercando di riaprire le tante attività, perché non possiamo certo non ricominciare a lavorare, ma dobbiamo essere moltoconsapevoli del fatto che l’emergenza probabilmente non è finita.
Parlerò velocissimamente di tre temi. Il primo è il tema dei bambini, delle famiglie, dei ragazzi che non sono a scuola e quindi anche il tema delle donne, del fatto che per tornare a lavorare, ovviamente, c’è bisogno di prendersi cura e di ristabilire i servizi alla persona, perché le mamme in questo momento, se devono tornare a lavorare e hanno a casa i figli, sono in estrema difficoltà. Quindi, credo che il tema del prendersi cura, di ristabilire, di far ripartire quei servizi sia un tema cruciale nella vita di ogni famiglia.
Serve un piano d’azione chiaro, con priorità individuate, studiate e condivise. È l’unico modo che avremo per lasciarci alle spalle la fase 1 e poter affrontarepreparati la fase 2, in cui siamo appena entrati. Parlare di priorità significa tenere conto di tutte le componenti della vita economica e sociale del Paese. Se si pensa ad aprire aziende senza tenere in adeguata considerazione i nostri bambini e chi ha il dovere di occuparsene, significa che qualcosa non va nella programmazione. Si inizia a pianificare il ritorno alla vita attiva da parte di tutta la cittadinanza, una fase senz’altro difficilissima, che richiede nello stesso piano d’azione vengano considerate esigenze che spingono in direzioni opposte, da un lato il contenimento dell’epidemia, che richiede distanziamento sociale e riduzionedella mobilità, dall’altro la ripresa dell’economia e della vita sociale, che richiede l’esatto opposto. Ed è proprio per l’oggettiva difficoltà di questa fase che, secondo me, la lista delle priorità non può non considerare componenti fondamentali della società.
Andiamo verso l’estate e c’è la prospettiva del rientro al lavoro senza ferie nel prossimo periodo, nella speranza che l’economia riparta. È fondamentale che questo avvenga, ma non è pensabile non programmare in modo preciso, con una comunicazione chiara alla cittadinanza, come faremo a gestire la vita dei più piccoli e di tutti gli studenti, visto che le scuole sono ancora chiuse e visto che probabilmente sarà complicato organizzare attività estive per bambini e ragazzi mentre i genitori dovranno essere al lavoro.
Sono temi che devono essere affrontati prima di tutti gli altri.
Parlando di aziende, a programmazione, anche qui, deve essere chiara, e parlo anche per tutte le aziende del commercio. Non si può pensare di arrivare a dire ai pubblici esercizi, agli stabilimenti balneari, ai bar che possono riaprire senza aver dato prima delle regole chiare. Io dico poche regole chiare e specifiche che indichino agli imprenditori che cosa devono fare.
Servirà del tempo per adeguarsi, quindi dobbiamo utilizzare questo tempo.
Lei, presidente, ha usato la parola “tempo” molto spesso, il tempo è diventato cruciale. Abbiamo bisogno di regole chiare e tempi certi.
L’ultima cosa che voglio dire è sui test sierologici. Abbiamo fatto tanto in queste settimane, abbiamo tenuto un approccio molto cautelativo, credo, e molto corretto rispetto ai tanti dubbi che abbiamo nei confronti di questi test, perché siamo consapevoli che vanno utilizzati nel modo corretto e, soprattutto, chi risulterà positivo andrà probabilmente sottoposto a tampone. Però chiedo la possibilità, per quanto riguarda Piacenza, di arrivare a fare dei test di massa per quanto riguarda i sierologici. Mi rendo conto che sarà un impegno importante, però penso che sia un impegno necessario per poter garantire la ripartenza di questa Provincia, che è stata così fortemente colpita dal coronavirus.
Io sono convinta che noi non abbiamo vinto. Ci siamo ancora dentro. La possibilità di non avere un ritorno di una situazione così grave, come quella vissuta, o forse ancora più grave, nasce dalla riscoperta di una responsabilità individuale, laddove il mio comportamento determina la possibilità che tu non ti ammali e il tuo comportamento garantisce la possibilità che io non mi ammali. Se il tuo comportamento è sbagliato devi essere sanzionato.
Ringrazio ancora il presidente, la Giunta, in particolare l’assessore Donini, che mi sopporta quotidianamente. Buon lavoro a tutti.