Fare chiarezza sul nodo della commercializzazione degli olii essenziali, consentendo alle aziende agricole la possibilità di venderli, anche se non per uso alimentare. Lo propongono in una risoluzione i consiglieri Gian Luigi Molinari e Katia Tarasconi che chiedono inoltre “di perseguire l’obiettivo di rafforzare le politiche a favore della diversificazione delle attività agricole come passo decisivo e strategico per la loro sopravvivenza soprattutto in contesti difficili come la montagna”.
La coltivazione e la produzione di olii essenziali rappresenta infatti una utile fonte di entrata da affiancare a quella delle colture tradizionali. Attualmente – come si legge in una nota della risoluzione – le aziende agricole possono vendere gli olii essenziali solo per uso alimentare per essere impiegati in salse, marmellate, come aromi o come integratori alimentari sulla base di una procedura comunque soggetta a verifica; mentre per la vendita degli olii essenziali per uso non alimentare è necessario avvalersi di un laboratorio autorizzato per fare il confezionamento per conto terzi.
“Il tema era stato sollevato da un produttore piacentino durante il tour del presidente Bonaccini nelle nostre valli – spiegano i dem -; a Cassimoreno nel comune di Ferriere, in particolare, ci sono vaste colture di lavanda che possono costituire un indotto volto ad incrementare le produzioni tipiche dell’Appennino. Comprendendo quali sono le difficoltà crediamo sia necessario superare questa situazione: per anni tale settore è stato sostanzialmente trascurato dalla legislazione italiana e solamente nel 2018 è stata disciplinata e riconosciuta come attività agricola la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione di tali olii, ma senza affrontare chiaramente la questione della commercializzazione.
Secondo Molinari e Tarasconi consentire agli imprenditori agricoli di ampliare la vendita degli olii essenziali su più vasto uso è inoltre un passo decisivo per favorire la diffusione delle colture delle erbe aromatiche nelle zone di montagna “consentendo inoltre di recuperare terreni incolti e sassosi, contrastare l’avanzata della boscaglia e dare maggiore pregio al paesaggio”.
Bologna, 4 settembre 2019